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CISL FVG, APERTO OGGI A TRIESTE IL XIV CONGRESSO REGIONALE

Congresso della Cisl Fvg: primo appuntamento della tre giorni che vede il Sindacato impegnato a ripensare e rinnovare se stesso. Due i temi clou del giorno: povertà e sicurezza sul lavoro.  Monticco a Confindustria e Regione: “Ragioniamo assieme su un nuovo livello contrattuale”.

Contrasto alla povertà e sicurezza sul lavoro: sono questi i due temi, su cui il segretario uscente della Cisl Fvg, Alberto Monticco, sceglie di accendere i riflettori, in apertura del XIV congresso, da stamani e fino a mercoledì 21 al Generali Convention Center di Trieste, e che oggi ha visto anche la partecipazione della segretaria generale Daniela Fumarola.

Due temi prioritari per il numero uno della Cisl Fvg, che guarda al suo terzo mandato (mercoledì le votazioni), e che vanno ad arricchire l’agenda programmatica del Sindacato, accanto ad altri punti-chiave, enunciati dallo stesso Monticco nella sua relazione introduttiva: ricambio generazionale interno e formazione dei delegati, nuovi legami con il territorio e il mondo associazionistico e cooperativo, stretta sulle politiche industriali e attenzione al sociale e ai bisogni crescenti di una popolazione sempre più anziana e di un mercato del lavoro a caccia di giovani.

Ed è nel contesto dei nuovi bisogni, che si pone il tema della povertà, centrale nella prospettiva cislina, e che oggi a Trieste è diventato argomento di confronto con l’assessore regionale Alessia Rosolen e il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti.

A preoccupare la Cisl Fvg è il dato crescente della povertà, anche in Friuli Venezia Giulia, che vede quasi il 6% delle famiglie residenti in regione, in condizione di disagio, con un drammatico coinvolgimento anche dei minori; percentuale che sale al 22,5% tra le famiglie con almeno 5 componenti. Un dato confermato dalle rilevazioni del Caf Cisl Fvg: delle quasi 52.000 dichiarazioni ISEE prodotte lo scorso anno, il 45,15% delle stesse segnala una fascia al di sotto dei 15.000 euro annui, con quasi 8mila famiglie composte da più di due componenti. Ad aumentare l’allarme concorrono altri due fattori: la povertà abitativa, basti pensare alle oltre 9mila 200 le domande inevase di alloggio popolare, e la continua crescita della povertà tra coloro che possiedono un impiego. Secondo i dati nazionali, tocca l’8% degli occupati con un picco del 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato.

“Assieme a tutti gli altri – commenta Monticco – questo ultimo dato ci spaventa perché è il segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale. Per noi, però, è proprio con il lavoro che si deve contrastare la povertà. Intanto, rivedendo il tema del salario, che va affrontato partendo da un’estensione della copertura contrattuale (oggi circa il 20% dei lavoratori beneficia della contrattazione di II livello) anche nelle piccole e piccolissime imprese della nostra regione che oggi, a causa delle dimensioni (la media è di 4 lavoratori per azienda) possono contare solo sul contratto nazionale. E poi c’è anche la questione della conciliazione ovvero degli orari di lavoro che impattano enormemente non solo sulla qualità della vita, ma anche sulle tasche dei lavoratori”. La scommessa per la Cisl Fvg è quella di arrivare anche ad un nuovo quadro di relazioni industriali e contrattuali.

“Gli esempi e le esperienze della bilateralità nella nostra regione, le capacità contrattuali e relazionali positive evidenziate durante il periodo della pandemia, potrebbero essere un punto di inizio e l’Istituzione Regione un valore aggiunto per tutto il sistema, come dimostra il percorso che abbiamo avviato, assieme a Cgil e Uil e con la disponibilità del presidente Fedriga, di interventi economici partendo dalle pensioni minime incrociando i dati delle dichiarazioni dei redditi e delle Isee” – spiega ancora Monticco.

Di qui, la proposta lanciata dal XIV congresso alla Regione e alle parti datoriali: ipotizzare nuove forme di contrattazione da sperimentare in regione, tenuto conto delle sfide che attendono il mondo della produzione ed il mercato del lavoro, ma anche i nuovi assetti sociali, sicuramente molto più fragili rispetto al passato. Puntare, cioè, ad una contrattazione territoriale aggiuntiva e non sostitutiva degli accordi di primo e secondo livello. Proposta accolta e rilanciata dal presidente Agrusti, che propone, riallacciandosi al “Patto della fabbrica” e ricollegandosi alla legge cislina della partecipazione, un impegno fattivo tra impresa e sindacato, in un territorio come quello del Friuli Venezia Giulia, terra storicamente di grandi sperimentazioni, su alcuni temi specifici, come, ad esempio, quello caro ad entrambi, dell’housing sociale, della formazione o, spinge ancora Monticco, dell’appalto e sub-appalto. Altro tassello – aggiunto dall’assessore regionale, Alessia Rosolen, che punta ad inserire nelle norme regionali il tema della partecipazione – quello della trasformazione degli aiuti, da bonus ad interventi strutturali, come quelli previsti dalla legge sulla famiglia, dal diritto allo studio e alla formazione dei giovani.

Altro punto centrale dei lavori congressuali, la questione della sicurezza sul lavoro, che continua ad essere una vera e propria piaga sociale, che nel primo trimestre dell’anno ha già visto in Friuli Venezia Giulia 3mila 806 casi denunciati (+0,7% sul 2024) e di 5 eventi mortali. Una vera e propria ecatombe che per la Cisl Fvg richiede controlli e misure ancora più stringenti, a partire dal sistema degli appalti e dei subappalti, dove si consuma la maggior parte degli infortuni.

“Appalti e subappalti – ha tuonato Monticco nella sua relazione – dovrebbero essere fortemente condizionati ad alcune clausole sui bandi, che prevedano anche impegni precisi ed aggiuntivi (rispetto ai requisiti standard) sul fronte della sicurezza. E questo a maggior ragione nel settore pubblico. Oggi le clausole non esistono, le imprese che rappresentano la coda della filiera, sono appesantite da documenti e pratiche burocratiche, ma di fatto la “testa” viene lasciata libera poter continuare a compiere scelte, spesso determinate solamente da parametri economici, che impattano in modo negativo sulle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro”.

“Nessuno – ha rincarato il segretario – vuole causare o invocare chiusure e sanzioni che andrebbero a diminuire ulteriormente il patrimonio industriale territoriale, ma i manager che avallano decisioni di questo tipo, consciamente o meno, dovrebbero essere inseriti in una “black list” alla pari dei cattivi pagatori e non aver più la possibilità, almeno temporaneamente, di essere impiegati. Altrimenti continueremo ad accusare solamente l’aziendina di sub-appalto, il preposto, l’RSPP, l’RLS, cioè tutte quelle figure meno colpevoli e con meno possibilità di difendersi”. Per la Cisl Fvg è poi necessario aiutare le persone a non avere paura sui luoghi di lavoro. “Inutile emanare norme in cui facciamo ricadere sul lavoratore la responsabilità di prendere la decisione di bloccare il ciclo produttivo in caso di pericolo. La norma sarebbe anche sensata ma chi è che sul posto di lavoro, in qualità di lavoratore, si prende tale responsabilità? Con la paura di essere spostato/licenziato/denunciato o semplicemente di non essere assunto?” – si domanda Monticco, che chiede anche una riflessione sui percorsi formativi, che dovrebbero essere maggiormente aderenti alla realtà dei vari contesti lavorativi.

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